Nel mese di gennaio, tra le piante che allietano con i loro fiori i nostri rigidi inverni, troviamo il ciclamino; una pianta dal bulbo velenoso, altamente tossico per l’uomo a causa della presenza, al suo interno, di una sostanza chiamata ciclamina.
Fu proprio a causa di questa sua caratteristica che, fin dall’antichità, ad esso venne attribuita una valenza negativa.
Negatività che cessò grazie a Plinio il Vecchio, il quale lo rivalutò come potente talismano capace di allontanare la malasorte. Da allora venne piantato intorno alle case per allontanare i malefici e, grazie agli scritti di Teofrasto, che lo citava come afrodisiaco capace di aiutare il concepimento, lo si poteva trovare anche nelle camere dei novelli sposi.
Quest’ultima “proprietà” attribuita al ciclamino, si deve, forse, alla forma della sua corolla che vagamente ricorda l’utero materno, oppure dal fatto che il fiore, una volta persi i petali, si distende verso il terreno per spargere i suoi semi dai quali nasceranno le nuove piante.
Prima di questo, però per secoli fu considerata pianta sacra a Ecate, divinità dell’oltretomba, addirittura cambiò il suo nome in “ pianta del diavolo ” durante il periodo medievale, forse proprio per sottolineare il suo legame con la divinità e con i riti magici, allora considerati maligni.
Alcuni ritengono che il profumo dei suoi fiori sia un autentico porta fortuna, ancora oggi è diffusa la credenza, secondo la quale, l’essenza di ciclamino favorisce l’incontro e l’unione delle persone affini e che vaporizzare alcune gocce nell’ambiente in cui si vive, o si lavora, accresca il prestigio personale.
Il linguaggio dei fiori
Nel linguaggio dei fiori, il ciclamino è simbolo di diffidenza, a causa della sua tossicità.
Regalare questa pianta ad una persona, sottintende che quest’ultima non si sta comportando come dovrebbe o che ha scarsa fiducia in se stessa.